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giovedì 7 agosto 2014

HC: CRASH TEXT (STARRING: HONDA CIVIC)












motivi: a favorire il perfezionamento dell'acquisto, essendo l'acquisto perfettibile, suscettibile di improvement, potendo internamente progredire, rata per rata, a costruire cioè, nel dentro dell'oggetto, l'edificio della proprietà - a cangiare, questa proprietà, la spesa in possesso, la semplice transazione in un fatto identitario, che cioè il dominio dell'identità accresce, estende, previa annessione progressiva di una regione assoggettabile del reale:

159* al mese per due settimane più IVA feriale, anticipo zero posticipo molto e TAN 2,75% (3,5% in caso di maltempo)
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*er-rata corrige: 159 mesi per due settimane IVA esclusa ogni 13

DICLAIMER: NEL CASO QUESTA NARRAZIONE PRENDESSE PIEDE, SU RUOTE, SIAMO DISPOSTI A RIMUOVERE LO SPOILER POSTERIORE

1. SOSTA VIETATA

il più lieto dei tempi, per HC, certo fu, e sempre, e pure è, nell'attuale e viva configurazione del mondo, cui HC seguita a partecipare, per atti e in ispecie per omissioni, HC che proprio ora fa ingresso sulla scena, e l'inquadratura cerca il frontale che restituisce le linee guida di una stagione estetica ormai trascorsa, ancora impegnata a gestire quella transizione tra gli spigoli assoluti e le linee morbide, lunari, tra fiat panda e fiat brava, e lo fa con difficoltà; infra le modalità del tempo, si diceva, per HC niuna supera, e per alcunmai tra le ragioni, quella della sosta.
vorrei, ora, per stretto giro di subito, suggerirvi un esercizio. gradirei che, nell'approcciare qui, come fate, la venerabile persona di HC, a questa rivolgeste l'attenzione figurandovi una vicenda cava, che cioè avviene e in questo avvenire conferma e certifica il suo vuoto: una vicenda che eternamente rinvia a un momento successivo, che il mondo avrà certo cura di farcire, abbiamo fiducia, e che però sempre slitta avanti, o indietro che sia, comunque sempre mancando, di quel tanto o di quel poco, o quel medio, l'ambito di HC. sarebbe insomma favorevole una simile disposizione di pensiero, per meglio considerare, e adeguatamente comprendere, HC CAPITOLO PRIMO come un parcheggio, quel parcheggio che gli è. la storia, sì, storia sia, ma di uno stare senza tempo. stare è, proprio, non mutare, un atto di resistenza. HC, nonostante.

va da sé che, stando così le cose, e tra tutte le cose stando, in massima parte, HC, la figura di HC è da inscriversi nei confini di un parcheggio. valga, per parcheggio, quanto segue: quell'area di mondo disposta, preparata ad accogliere una sosta, o in cui comunque si configurano, pure al di là di quanto dettato dal piano urbanistico, i requisiti (almeno spaziali) perché possa darsi una stasi. il parcheggio alla sosta preesiste, e accolta la sosta in niente viene alterato, ma con essa coesiste, e perfettamente; né la sosta, giungendo al suo termine, può morirlo, o intaccarlo per modo alcuno. 
un parcheggio è fatto di una non-sosta, poi di una sosta, finché detta sosta non cessa (o meglio: finché il soggetto della sosta non comincia, non evade il parcheggio in favore di un inizio), e sgombra, e lascia spazio a un'altra sosta, o ad una sosta invisibile, una sosta nell'alternanza delle soste. parcheggio è, allora, prima ancora di uno spazio, una facoltà: la possibilità di un preciso atto, ovvero un atto di presenza, in un preciso luogo, quello designato dalle linee (o dalle fantasie) che marcano il parcheggio.

vi sono, al mondo, parcheggi innumerevoli, e allo stesso tempo nessuno. di questo ciascuno ha fatto, per certo, esperienza.  questo aspetto suggerisce, del parcheggio, la natura sospetta: quale infatti è.
il parcheggio è sempre posto fuori dal mondo: al massimo vicino, nel più fortunato dei casi di fronte, ma trattasi comunque di una zona povera di mondo, un'estraneità. il parcheggio, non importa dove, è fuori: perché dentro, perché il mondo, è dove andiamo dal parcheggio divergendo, allontanandoci. viceversa, il parcheggio sta al polo opposto dell'azione: migrando dall'azione, lasciandola alle spalle, allora lo raggiungiamo. invariabilmente.
a sondare l'etimo, vien fuori, e vien bene, come e perché ogni sosta sia, intimamente, sosta vietata -> vetare, qui nell'accezione di mettere da parte, bandire. così HC, nel presente del suo parcheggio, vive un esilio, subisce l'effetto delle azioni che si definiscono per allontanamento dalla sua HC sede, ai margini del mondo utile, praticabile.
contrariamente a quanto l'intuito suggerisce, il parcheggio che HC occupa è un parcheggio libero. HC lo infatti occupa proprio in virtù di questa libertà (che, badate, è tutta del parcheggio e niente di HC), cui HC si riduce, senza tuttavia acquisirla. HC è il segnaposto di quella libertà. qui sotto, dice HC, risiede una libertà. al momento, prosegue HC, questa libertà si esprime tramite la mia presenza. in un certo quando, poi, vorrà dirsi altrimenti, arrendersi a una OPEL CORSA. scoppia la polemica sul web.
vediamo, allora, come HC non si serve della libertà propria del parcheggio: viceversa, è la libertà del parcheggio che fa uso di HC, non conoscendo altro linguaggio, per esplicitarsi, che quello dell'occupazione.

E NONDIMENO, E TUTTAVIA

come tintinnano, che sonagli, i carrelli in formazione, che ritrovano il filo logico del loro stare, l'uno nell'altro avendo domicilio, interrogati da un vento giapponese, da scacciapensieri, che carillon: questo, HC, neppure lo sospetta.
né ha cognizione di come gli inserti catarifrangenti che reca in punti strategici della sua scocca reagiscono al cambiamento delle condizioni di luce, alle interazioni dei suoi simili, in un dialogo che avviene in assenza di tutti gli interlocutori, acceso a forza di fari.
né può, né vorrebbe, sapere come la stagnola del cielo ha compreso nel suo ampio arco un pomeriggio ennesimo.
e certamente non crede, del pomeriggio, che abbia una consistenza morbida, di pandispagna, e che resti sulle dita, come invece è, come invece fa.
ubbìa di specie nessuna, nutre, verso l'enigma che i complessi residenziali elevano, nell'intorno. 
nessun effetto sortisce l'insegna al neon del supermarket, che promette un significato: eppure HC sul suo lunotto ne accoglie il logo, e lo altera, ed è bello.
i palloncini dei lampioni sovrascrivono la sera sommando le proprie sezioni concentriche di luce: e di tutto quell'arancione, HC non fa esperienza.
tutto questo e quanto altro ignorando, HC, che avventure, non smettere. resta così, resta come sei.