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domenica 9 giugno 2013

precisiamo che tanto non posso / andrea leonessa. 2013

Connettendosi a quanto detto precedentemente, uno si pensa
capace di organizzare una propria unità, ma come la mettiamo
quest'angoscia sul torso, ecco che questa ruota sull'asse, gira
sul capo, mette in circolo una nausea, un ricordo a prescindere
l'interezza, a compromettere appunto la stabilità della polvere
che povera, sempre, cerca un organico di determinazioni, uno
soltanto che nella polvere uno s'ammazza con gli acari, rimpiange
un pezzo di carne lasciato nel mezzo della stanza, un partire plausibile
dagli scarti, dal sangue appurato come un'unità dell'errore.
(Per il resto, si può anche continuare, dire che tanto altro
dipende dal quoziente, ma è soprattutto ciò che non sa di procedere
che alla fine resta integro, che sarà una rivelazione che tanto non so)
Sarà preciso anche quel balzo che fa saltare un video della caduta
tutto per una croce scelta per vizio, ed allora si è soltanto avanti
un cadavere, ed inizia anche a piovere tanto per fare più merda
come al solito, che accade qualcosa che spinge a credere
che le cose hanno tutte un lavoro a collegare le proprie appendici
ma perché si è sensibili a questo, e resta un mistero di pioggia
caduta quasi on demand del sensazionalismo. (movimento noto
al più come una politica della sopravvalutazione)